Il progresso nel '900

Il progresso è sempre stato al centro di molte discussioni, nel ‘900 in particolar modo vede movimenti come il Futurismo che sostenevano lo sviluppo, altri invece come Pirandello che sostenevano che il progresso mira a rendere facile e meccanica la vita ma non dona la felicità.

Filippo Tommaso Marinetti 

E' stato il fondatore del  Futurismo, riesce a diffonderlo e a raccogliere consensi in tutta Italia. Era anche un accesso interventista, infatti riteneva che la guerra fosse “la sola igiene del mondo”.
Attraverso un giornale parigino, nel 1909 pubblicò il Manifesto del Futurismo che esaltava la velocità e la macchina quali segni della modernità, inoltre affermava la necessità di abolire i musei, le accademie, le biblioteche perché ricordavano il passato. Questo movimento rivoluzionò la letteratura, infatti abolirono l’ uso dell’aggettivo e dell’ avverbio, i verbi dovevano essere all’ infinito, si diffuse l’uso dei segni matematici.


Luigi Pirandello

E' stato uno dei più grandi esponenti del decadentismo, vedeva la letteratura come la valvola di sfogo da tutte le trappole della vita. Le persone con cui l’uomo vive, vedendolo ciascun secondo la sua prospettiva particolare, gli assegnano determinate forme. Perciò mentre l’ uomo crede di essere uno, per sé e per gli altri, in realtà è tanti individui diversi, a seconda di chi lo guarda; le forme che la società ci impone diventano delle trappole da cui l’ individuo cerca di liberarsi: l’unica soluzione è la pazzia. Secondo lui la prima grande trappole è la famiglia che imprigiona e soffoca l’ uomo, la seconda è quella economica, la condizione sociale ed il lavoro.
L'uomo, non avendo più valori su cui fondare il proprio agire, vive creandosi delle illusioni. L'illusione fa si che noi ci vediamo non come siamo, ma come vorremmo essere (o come la società ci vorrebbe vedere).
L'umorista toglie la maschera all'ipocrisia e mostra il suo vero volto. L'umorismo è il "sentimento del contrario" cioè il passaggio dal comico all'umoristico, quindi il passaggio dall' avvertimento al sentimento.

« Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario" »


L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece nasce da una riflessione della situazione:

« Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico »
(Luigi Pirandello, L'umorismo, Parte seconda)

Quindi, nel comico nasce subito la risata invece nell’ umorista dopo un’accurata riflessione prova compassione che dà origine ad un sorriso di compassione. Questo ci vuole anche insegnare che molte volte per capire veramente una cosa bisogna scoprirla fino in fondo riflettendo.
Pirandello esegue un'attenta analisi sugli aspetti della vita e scava inoltrandosi nei meandri della mente umana, l'umorismo, il pessimismo, il relativismo assoluto, l'incomunicabilità e la crisi di valori che il progresso tecnologico inevitabilmente porta con sé sono i punti cardini della sua filosofia.

Un romanzo che rispecchia la crisi dei valori del progresso è: "Quaderni di Serafino Gubbio Operatore"(1916) nel quale l'autore affronta i temi della macchina e dell'età contemporanea.


TRAMA

Il romanzo narra della vicenda di Serafino,un operatore cinematografico che quotidianamente annota su dei quaderni tutti gli avvenimenti che riguardano quelli che lavorano nel suo ambiente e soprattutto la storia di un'attrice russa, grande seduttrice di uomini, Varia Nestoroff. Nella scena finale del romanzo Serafino riprende meccanicamente con la sua cinepresa una scena terribile: un ex amante della Nestoroff (Aldo Nuti) sta girando una scena in cui deve uccidere una tigre; tuttavia, invece di rivolgere l'arma verso l'animale, egli uccide la Nestoroff per vendicarsi della sua insensibilità verso gli uomini e per gelosia. Rimane però ucciso a sua volta, sbranato dalla stessa tigre. Serafino, che sta filmando la scena, diviene muto per lo shock e rinuncia ad ogni forma di sentimento e di comunicazione.

In questo romanzo Pirandello critica la macchina, colpevole di mercificare la vita e la natura.
Serafino resta impassibile a quello che accade per filmare tutto essendo un' operatore a servizio della macchina. Secondo l'autore questo meccanismo porterà,un giorno,alla distruzione totale e alla progressiva perdita di valori.
Il progresso nel: “IL FU MATTIA PASCAL”
«Oh perché gli uomini», domandavo a me stesso smaniosamente, «si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita? Perché tutto questo stordimento di macchine?  E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede one¬stamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioia in fondo proviamo noi, anche ammirandole?».                                             
(Luigi Pirandello, Il Fu Mattia Pascal, cap. IX) 
In queste righe, si capisce di come Pirandello sia estremamente contrario al progresso, ritiene che la meccanizzazione ha tolto la possibilità di dare un senso al passare della vita.
Si chiede cosa faranno le perone quando le macchine faranno tutto da sole, questo problema può essere riscontrato anche nei giorni nostri, dove la continua robotizzazione sta pian piano opprimendo tanti lavori che prima faceva l’uomo;


UN RISCONTRO CON IL PRESENTE

Sembra quasi che Pirandello, con la sua filosofia abbia previsto molto di ciò che accade oggi, le continue "maschere" che l'uomo è obbligato ad indossare ogni giorno, vuoi per ottenere un posto di lavoro, vuoi per piacere di più agli altri, in poche parole adesso per essere qualcuno all’ interno della società bisogna indossare queste maschere.
E che dire di Facebook e di tutti i Social network: il profilo che ci si può creare è la maschera perfetta per apparire come gli altri ci vogliono e non come si è realmente, nascondendo così la propria vera natura agli altri e spesso anche a sé stessi, restando sempre più davanti ad uno schermo piuttosto che coltivare vere e sincere relazioni interpersonali.
Un'analisi della filosofia pirandelliana ci mostra che il "senso del contrario", le maschere della società, la crisi di valori, della soggettività e tutti gli altri concetti propri di questo grande autore del Novecento, altro non sono che tutto ciò che sta accadendo e che ci circonda oggi.